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Crediti da Superbonus incagliati, tra falsi miti e prospettive future

Crediti da Superbonus incagliati, tra falsi miti e prospettive future

07 Luglio 2023

di Christian Dominici

Ultimamente si è generato un grande allarmismo per l’ammontare dei crediti da Superbonus incagliati nei bilanci delle imprese italiane, che secondo le stime Ance raggiunge il valore di 30 miliardi di euro. In realtà la situazione non è così drammatica, almeno per i grandi operatori, che trovano sempre acquirenti in grado di acquistare pacchetti consistenti di crediti. Le aziende di credito, infatti, hanno oggi la possibilità (e l’opportunità) di ritirare crediti perché, grazie al rialzo dei tassi, hanno registrato profitti molto superiori alle previsioni e hanno quindi più imposte da pagare.

L’attenzione si sposta invece sulle banche del territorio che hanno a che fare con aziende di dimensioni minori che hanno sempre trovato qualche difficoltà in più nella gestione dei crediti di qualsiasi natura. Oggi, queste banche hanno tutto l'interesse a soddisfare le richieste della loro clientela e quindi hanno un atteggiamento più possibilista. Alle condizioni attuali e dopo i chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate sulla colpa grave, ritirare il credito è remunerativo e poco rischioso, a condizione ovviamente di effettuare i dovuti controlli.

Il vero tema sul banco degli imputati è un altro, ovvero quello delle dimensioni dei crediti e dei creditori. Sebbene negli ultimi tempi si sia letto spesso (anche sulla stampa specializzata) che gli istituti di credito avrebbero esaurito la loro capienza fiscale, dalla lettura dei bilanci si evidenzia che non è così. Le banche specializzate sono più facilmente disponibili ad acquisti in blocchi da decine di milioni di euro, vendibili solo da grandi aziende. A riscontrare maggiori difficoltà nella cessione dei crediti sono invece le piccole e medie imprese, i cui cantieri sono generalmente più piccoli e meno numerosi: il risultato è che i loro crediti ammontano a pochi milioni di euro, sono difficilmente cedibili e le uniche istituzioni potenzialmente interessate a rilevarli (le banche di prossimità e le Poste italiane) non sono sempre in grado di assorbirli.

Per ora ad essersi mosse verso la riscossione dei crediti sono gli istituti specializzati: banche che non si interfacciano con l'utenza retail, ma che comprano da altre istituzioni finanziarie e che possono a loro volta stornare i crediti alla loro clientela professionale nell'imminenza dei versamenti con il modello F24. Si tratta dello stesso meccanismo che con tutta evidenza adotterà la piattaforma EnelX quando sarà completamente operativa e avrà ottenuto la licenza bancaria o firmato un accordo di co-acquisto con una banca, step necessario per poter poi rivendere i crediti ai privati e alle aziende clienti.

Perché allora stiamo recentemente assistendo al rallentamento del business dei Superbonus e alla loro sempre minor attrattività? Al netto delle numerose illegalità che si sono registrate, a pesare è senza dubbio la mancanza di stabilità normativa. Negli ultimi due anni, infatti, si sono susseguite circa 20 modifiche alla legge che regola la cessione dei crediti fiscali dei Superbonus. Considerando che le banche ricercano tradizionalmente prodotti gestibili con procedure standardizzate, hanno visto questi crediti come prodotti eccessivamente complicati e problematici, soggetti a troppa insicurezza normativa.

A questo si deve aggiungere che, a seguito dell’entrata in vigore del Decreto cessione crediti, non è più possibile optare per la cessione dei crediti derivanti dal superbonus e dai bonus edilizi minori. Allo stesso tempo il lievitare dei costi edilizi renderà sempre meno attrattiva la prospettiva di cedere crediti sostenendo quei prezzi.

Se è dunque vero che i crediti da Superbonus per grossi tagli rimangono ancora d’interesse in alcuni casi, questo prodotto è presto destinato a un progressivo calo d’interesse e di performance. In compenso, si prospettano nuove interessanti opportunità nel mondo del credito: a cominciare dai bonus per migliorare la classe energetica degli edifici. Quest’anno, infatti, nell’ottica di favorire la transizione ecologica, il Parlamento europeo ha approvato la direttiva sulle “case green” con l’obiettivo di ridurre del 55% entro il 2030 le emissioni nocive rispetto ai livelli del 1990 e raggiungere le emissioni zero entro il 2050. In base al piano nazionale di ristrutturazione, ciascun Paese membro dovrà prevedere, tra le altre, misure che facilitino l’accesso a finanziamenti pensati su misura e un sistema di premi e vantaggi per chi avvia ristrutturazioni significative.

Questi bonus sosterranno l’installazione e l’efficientamento di serramenti, caldaie, sistemi di raffreddamento e riscaldamento antispreco. Rispetto ai Superbonus, queste agevolazioni risulteranno molto più attrattive e convenienti: grazie a loro importo contenuto, saranno molto più facilmente gestibili da parte dei richiedenti e non richiederanno la necessità di cessione.